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Um lugar ao sol - Un posto al sole

 Buongiorno amiche delle Telenovelas.



Oggi vi parlo di un prodotto brasiliano che è stato mandato in onda di recente da rede Globo. Pensate che la messa in onda è iniziata l'8 novembre del 2021 e si è conclusa il 25 marzo 2022, ma questa storia la stavo aspettando con ansia da tempo, perché riporta sugli schermi televisivi, in questo genere, Cauã Reymond, un attore che amo molto, non solo per la sua avvenenza, ma soprattutto per la sua bravura come interprete. In "Um lugar ao sol", poi, si duplica, dando vita a due gemelli.

Ve lo dico fuori dai denti, prima di presentarvi a grandi linee la trama di questa telenovela, il prodotto sembra confezionato per dare massima visibilità all'interprete principale, lasciando in secondo piano la storia d'amore, che è poi il traino vincente in prodotti come questi.



Per quanto riguarda la storia:

Tutto ruota intorno ai gemelli, Christian e Christofer, che alla nascita restano orfani di madre. Il padre, in precarie condizioni economiche, li porta a casa, ma ben presto si rende conto di non potersi prendere cura di loro e un anno dopo accetta di darli in adozione a una ricca famiglia di Rio de Janeiro. Il giorno in cui i bambini dovrebbero essere consegnati alla nuova famiglia, però, accade qualcosa: Christian, cagionevole di salute, non viene considerato idoneo da quella che dovrebbe essere la sua nuova madre. Così Christian e Christofer si separano e, mentre il primo cresce in un orfanotrofio, il secondo crede di essere figlio naturale dei ricchi genitori.

Questa separazione segnerà per sempre il destino dei due fratelli che si rivedranno solo ventisette anni dopo, con un passato alle spalle difficile da dimenticare.

Christian, cresciuto in un orfanotrofio, pur essendo intelligente, studioso e volenteroso, ha sempre dovuto lottare contro la miseria e la solitudine, alleviata quest'ultima solo da un legame speciale con un altro bambino conosciuto in orfanotrofio, Ravi, di dieci anni più piccolo. Christofer, invece, se da un lato è stato più fortunato del fratello, dall'altro non se la passa meglio: solo a diciotto anni ha scoperto di essere stato adottato. Vissuto nella menzogna fino ad allora non riesce a perdonare la madre e anziché cercare il fratello, preferisce annegare il dolore nell'alcool e nella droga.

A determinare l'incontro dei due gemelli è la fortuna e l'ostinazione di Christian che nel frattempo si è trasferito a vivere a Rio con Ravi.

Accade tutto in una notte. Christofer, che è stato adottato con il nome di Renato, si reca allo stadio, dove va sempre per seguire la sua squadra del cuore, e s'imbatte in Christian che, in procinto di lasciare Rio, fa un ultimo tentativo...

È la svolta. I due fratelli si abbracciano e si raccontano a grandi linee il loro passato. Ad aprirsi di più è Christian che confessa a Christofer/Renato di trovarsi in una situazione molto difficile: per aiutare il suo amico, Ravi, ha accettato di fare un trasporto di droga per dei tipi pericolosi della favela dove vive, ma ha perso il pacchetto che gli avevano consegnato e non ha i soldi per pagare il dovuto.

Renato, in preda ai fumi dell'alcool e della droga, risolve la questione a modo suo, immolandosi al posto del fratello e ponendo fine alle sue sofferenze.

È la grande occasione di Christian... Deve tornare da Ravi e da Lara, la ragazza di cui è innamorato, che ha conosciuto a Rio e con cui spera di formare una famiglia o deve indossare i panni del fratello e conquistare quel posto al sole che gli è stato negato ventisette anni prima?



Il nostro protagonista, ovviamente, coglierà questa occasione al volo, ma non tutto quello che luccica è oro e la felicità non è affatto così a portata di mano.

La telenovela è scritta da Lícia Manzo, con la collaborazione di Carla Madeira, Cecília Giannetti, Leonardo Moreira e Marta Góes e ha degli spunti sicuramente interessanti, già visti in altri suoi lavori, come Sete vidas,  ma ci sono cose che lasciano molto a desiderare e che rendono questo prodotto al di sotto delle aspettative.


Bravissimo Reymond nei due ruoli, nel dare vita al tormento interiore dei due fratelli, così come Alinne Moraes nella parte della frivola, bellissima e vuota Bárbara Assunção Meirelles, ma la mia preferita resta Lara, Andréia Horta, che porta sullo schermo una donna dolce, femminile,  materna e insieme moderna; un personaggio che si può solo amare, anche se il finale non è degno di lei.

Tornando a Lícia  Manzo, riesce a restituirci il tormento di certe scelte, ma poi si perde nel tentativo di prolungare il brodo, in soluzioni narrative poco probabili, che fanno scadere il prodotto in quei cliché tante volte visti e criticati nelle telenovelas, che personalmente ho potuto sopportare solo con costanti salti da una puntata all'altra, alla ricerca della storia principale, che poi è quella che prende di più.

Bello, invece, il rapporto tra Ravi e Christian: un'amicizia vera, profonda, sentita. Un legame che non è di sangue, ma di cuore, dove il protagonista fa da padre a un ragazzo che al suo pari non ha mai avuto una famiglia. Si perderà solo per un tratto di strada e immeritatamente sarà punito più del dovuto.

Interessante anche l'elemento amoroso, con la storia tra Christian e Lara, ma questo grande amore a un certo punto perde centralità per dare più importanza al senso di "giustizia" dell'autrice che ritiene corretto punire alcuni personaggi e non altri. Peccato davvero, perché una storia intensa perde slancio, lasciando il telespettatore frustrato. 

La famiglia Assunção Meirelles è una delusione. Non un membro si salva. Tutti superficiali, fragili e pieni di debolezze non fanno un percorso di crescita nelle 119 puntate, restando intrappolati nel loro vuoto. Questa mancanza di crescita era voluta? Personalmente la considero un punto debole nella storia. Per non parlare della mancanza di clemenza nei confronti di una persona, Christian che indossa i panni Renato, che per la famiglia rappresenta una ventata di intelligenza, animo e sensibilità, nonostante i suoi errori.

Delusissima dal patriarca. Ci viene descritto come un uomo assente nella prima parte della vita delle figlie, che nella seconda, pur avendo intuito il potenziale di Christian, non lo apprezza come avrebbe dovuto e alla fine non fa altro che trovarsi una moglie giovane e bella, mentre cerca, senza esito, un genero capace di assicurare la stabilità economica della famiglia, per sopperire alle incapacità delle figlie.

Personalmente avrei punito le eredi con la perdita della stabilità economica, che le avrebbe finalmente spinte a rimboccarsi le maniche, cercando di guadagnarsi la vita. Non sempre i ricchi restano tali, senza una solida guida. I rovesci di fortuna accadono e nel caso della suddetta famiglia sarebbero stati anche giusti.

 Nonostante la pochezza di contenuti, ho adorato la madre di Renato. Donna frivola al pari di Barbara,  che aveva, però, dei guizzi che mi strappavano non poche risate. Improponibile anche il suo finale.

Insomma, un prodotto interessante per certi aspetti e deludente per molti altri.

La parte più brutta e mal costruita è sicuramente quella finale. Ho letto che la produzione ha fatto preparare tre diverse conclusioni. Suggerisco a chi di dovere di considerare gli altri due finali, perché questo è inguardabile. Si potrebbe accettare solo in un film di un paio d'ore, ma la storia andrebbe costruita in altro modo. 

La scelta di Lara, chiaramente un ripiego di non sappiamo quale durata, non è credibile e giustificabile. Certe svolte improvvise non si perdonano nei testi scritti.


Alla prossima,

Marianna Vidal


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